Alla Milano-Taranto con il sidecar
: una avventura, due generazioni, tre ruote
per vivere emozioni e passione.
A settembre mi sono detto “mi piacerebbe fare
la Milano Taranto il prossimo anno”. Dopo aver partecipato ad
alcune manifestazioni di durata e regolarità per moto d’epoca
con la mia fidata BMW r75/5, ho pensato di mettere alla prova anche
il mio amatissimo sidecar BMW r60/2 con Steib 500S (quello denominato
“zepellin”, ma anche “cetriolo”) e ho proposto
a mia figlia ventenne di farmi da navigatrice: la risposta, tipica
delle nuove generazioni per sintesi e chiarezza, è stata ”sì,ok”.
Poi mi sono chiesto se l’esperienza di stare a bordo di un carrozzino
a pochi centimetri da terra con al fianco sempre una moto rombante
guidata da un papà cinquantottenne, per più di trecento
km al giorno, per sei giorni, su strade tortuose lungo tutta la penisola,
fosse adatta a una ragazza “multitasking” con interessi
molto distanti da un mondo di appassionati di mezzi vetusti e romantici.
In fondo però, al di là della tecnica e della meccanica,
questo che andavamo ad affrontare era un gioco, e noi abbiamo bisogno
di continuare a giocare, non fosse altro perche attraverso il gioco
si possono apprezzare i veri sentimenti e le vere qualità delle
persone, spogliate da condizionamenti, etichette e ruoli.
Quindi gioco e avventura, con un pizzico di competizione, potevano
essere dei buoni ingredienti per Valentina (così si chiama
mia figlia)…. e poi trascorrere una settimana intera con lei
era una gran bella occasione per il papà…..
E allora, pronti e carichi nello spirito, ci presentiamo il 7 luglio
a mezzanotte all’Idroscalo di Milano per la partenza della prima
tappa, e via nella notte a fari accesi verso Castenaso alla periferia
di Bologna, dopo aver passato Crema, Soresina, Cremona, Mantova, Ferrara.
La moto corre via veloce ed affronta l’alba tra Mantova e Ferrara
regalandoci le prime vere emozioni; la prima tappa in notturna, seppur
impegnativa, ha in effetti il suo fascino.
Non l’ho detto prima, ma per chi non lo sapesse, questa manifestazione
è un rievocazione storica (giunta quest’anno alla 28^
edizione) di quella che negli anni 50 era una gara di velocità
(si partiva alla mezzanotte e si arrivava il pomeriggio a Taranto!!),
mentre ora la gara è di regolarità a tappe. L’aspetto
agonistico non è però il fondamentale, perche il tutto
è un “pretesto” per trascorrere in amicizia un
settimana ammirando scorci tra i più belli d’Italia,
saggiando l’affidabilità delle moto e la tenuta dei conduttori.
I sidecaristi fanno subito gruppo, ed in particolare leghiamo con
l’equipaggio n° 27 di Andrea e Fabio a bordo di una BMW
r 69S con lo Steib 500s. Il loro side è bellissimo, bianco
con filetti neri e fa il paio con il nostro n°28 nero con i filetti
bianchi: viaggiamo insieme e ci presentiamo spesso appaiati ai vari
controlli facendo una gran bella scena!!.
La seconda tappa incomincia a saggiare la tenuta di mezzi ed equipaggi
percorrendo la Raticosa, la Futa sino a Soci, Anghiari, Montecastelli
per poi giungere a S.M. degli Angeli, vicino ad Assisi.
Salite e discese, curve e tornanti mettono a dura prova il sidecar
sia per il motore che per il telaio (me ne accorgerò più
tardi….). Alla fine della giornata raggiungiamo la vetta della
classifica per la categoria sidecar, grazie alla regolarità
e all’ottimo risultato nella prova cronometrata (ce n’é
una a tappa).
Anche la terza tappa è particolarmente impegnativa, però
la fatica per la guida è mitigata dagli splendidi paesaggi
sino all’arrivo ad Isernia, passando per Spoleto, Rocca di Cambio
a quasi 1500 mt di altitudine, e Pescasseroli.
In questa tappa cominciamo ad avere qualche piccolo problema: lo pneumatico
del carrozzino è ridotto malissimo per un’ usura anomala
(probabilmente per un’eccessiva convergenza) e a Spoleto, grazie
all’interessamento di Remo Venturi (proprio lui!! Il grande
campione vincitore tra l’altro della MI-TA del ’54) riesco
a procurarmi uno pneumatico di ricambio. Avevo avuto l’onore
di conoscere il campione qualche anno fa ad un Motogiro d’Italia
e ritrovarlo sempre in forma, a correre su e giù dal suo magazzino
per procurarmi il ricambio, attento a non farci perdere troppo tempo,
non ha fatto altro che confermare la grandezza di un uomo semplice
e disponibile; la sua biografia “L’epoca di Remo”
spiega tutto di questo personaggio che a 87 anni impartisce lezioni
di tecnica motociclistica (ha percorso con tutti noi la tappa con
il pettorale n°374 a bordo di una Mondial 175) e di umanità.
In questa tappa mi accorgo anche che un tirante del sidecar si è
allentato!!! Come nelle barzellette i miei compagni di viaggio mi
dicono che volevo sbarazzarmi del carrozzino con su mia figlia per
andare più forte!! Beh, grazie a Fabio (il navigatore-meccanico-copilota
di Andrea) sul ciglio della strada ripristiniamo le coppie di serraggio
dei fissaggi del sidecar.
Ho imparato così che ogni 3-400 km, specie se su strade sconnesse,
è fondamentale controllare dadi e bulloni di tutto il mezzo.
Alla fine della giornata siamo secondi, ed è ancora andata
bene.
La quarta tappa sarà la più dura, non solo per me, ma
per tutti i partecipanti. La pioggia che ci aveva toccato a sprazzi,
in questo tratto ci accompagnerà quasi costantemente sino a
Potenza. I paesaggi sono al solito meravigliosi, mentre le strade,
ahimè, sono quasi dei percorsi da enduro.
Ogni tanto l’asfalto non c’è e dove c’è,
con la pioggia, è particolarmente scivoloso, le banchine sono
cedevoli e non mancano le buche: delle centinaia incontrate, una non
riesco proprio ad evitarla. La ruota posteriore comincia a fare un
rumore sospetto e arriviamo al controllo orario di Ariano Irpino con
7 minuti di ritardo.
In mezzo alla piazza smontiamo la ruota posteriore e per fortuna è
“solo “ un raggio (il nipple è finito nel tamburo)
e non un cuscinetto come temevo. Si rimonta il tutto e si riparte,
ma al controllo orario ad Aquilonia paghiamo ancora penalità.
All’arrivo a Potenza siamo scivolati al terzo posto.
La sera ci rinfranchiamo con un’ottima cena e con le danze anni
70 (non poteva essere altrimenti), dove Valentina sfoggia un twist
di alto livello.
La penultima tappa parte ed arriva a Potenza e questa volta il meteo
è splendido, facendoci godere forse il più bel tratto
di strada dell’intera manifestazione, tra Policastro e Maratea.
L’entusiasmo rischia di spegnersi quando mi accorgo che al raggio
rotto se ne sono aggiunti altri quattro! Che fare? Guardo la mia navigatrice
e le dico che dobbiamo abbandonare. Non mi fido a proseguire oltre.
E qui succede una cosa che fa capire lo spirito che accomuna noi motociclisti:
Cees Vink, un olandese con un side come il mio e a quel punto secondo
in classifica, mi presta la sua ruota di scorta! In 12 minuti davanti
alla spiaggia di Maratea cambiamo la ruota senza pagare penalità,
ne io ne lo sportivissimo olandese. Altra lezione: per il sidecar
ci vogliono i raggi rinforzati e la ruota di scorta, al posto della
valigetta in cuoio sul portapacchi, che farà figo, ma non serve
a una cippa!.
La ruota messa al posteriore è una anteriore rigata più
stretta, che mi fa guidare il sidecar come se fosse un quad, però
possiamo proseguire.
L’ultimo giorno la meta è l’agognata Taranto, passando
per Tolve e Bitonto.
All’ultimo controllo orario a Martina Franca c’è
il colpo di scena: il monegasco in testa alla classifica a bordo di
una Benelli 500 ex Regio Esercito del 1940 non arriva…. Ha forato
20 km prima….. Un poco, ma proprio poco, ci dispiace, ma siamo
ultra contenti del nostro secondo posto e del terzo di Andrea e Fabio,
e ancor di più per il primo posto del grande e sportivissimo
Vink (d’altra parte, se uno si chiama così….),
senza il cui aiuto non avremmo potuto concludere la manifestazione.
L’arrivo a Taranto è una grande soddisfazione per tutti
gli equipaggi.
Che dire di Andreas e la dolce Erika con la Guzzi V7 del 70 e carrozzino
a sinistra (mamma mia i sorpassi!) che sfoggiavano nelle soste l’ombrellone
per ripararsi dal sole e dalla pioggia; e di Ruedi che con il suo
Guzzi Le Mans faceva le curve a destra con il carrozzino alzato, ma
nel carrozzino c’era l’amata Rudi in assetto da pista
(niente sedile solo un materassino e le maniglie per tenersi e bilanciarsi)
: da Berna a Milano e poi 1900 km sino a Taranto e poi…. In
“vacanza” in Sicilia per una settimana … sempre
sul side!
E ancora come non citare Carlo con una BMW 75/7 n° 178 (in fondo
al gruppo) caduto un paio di volte e arrivato un po’ acciaccato,
lui con la moto, sempre in compagnia dell’amico d’infanzia
Gianni (BMW 75/6 n° 177)…. Si conoscono da quando avevano
un anno e penso che dall’età di 4 o 5 anni condividano
questa grande passione per le due ruote.
Giancarlo Bonera (in sella a un Gilera Saturno Sport del 1947, n°
59, chissà come mai arrivava sempre davanti a tutti –
mamma mia che manico!-) ha detto che la passione per la moto è
innata. O uno ce l’ha o non ce l’ha, non si può
trasmettere. Non so se abbia pienamente ragione, forse sì.
Però una cosa è certa: ho visto sulle strade gente di
tutte le età, anche bambini e tanti giovani, aspettarci e applaudire
al nostro passaggio,.
La cosa importante è capire che nella vita bisogna avere delle
passioni che ti portino ad avere un contatto reale (e non solo virtuale)
con gli altri, e anche se la passione non ce l’hai direttamente,
affacciarti, vedere, condividere e respirarne l’aria non può
farti altro che bene.
All’arrivo ero già felice e mia figlia, contenta, mi
ha guardato negli occhi e mi ha detto: “l’anno prossimo?
lo rifacciamo!”, e io sono ancora più felice .
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